Lingua napoletana: origini e curiosità

La nascita e l'evoluzione del napoletano

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Il napoletano è uno dei pochi dialetti italiani che vengono ancora parlati in maniera diffusa.  D’altronde, data la sua struttura, le sue regole e la sua grammatica, il napoletano possiede tutte le caratteristiche di una vera e propria lingua.

Le parole e i suoni della lingua napoletana accompagnano questo popolo da secoli. Nel corso del tempo però essa ha subito il numerose modifiche. Infatti, la storia del napoletano è caratterizzata dalle tante influenze straniere e da numerosi miti e leggende. Andiamo a scoprire in questo articolo da dove nasce la lingua napoletana.

Le origini della lingua napoletana

Quando la città partenopea nacque, essendo Napoli all’epoca una delle principali città della Magna Grecia, la lingua principale era il greco dorico. Alcuni termini e vocaboli di questo idioma sono ancora oggi facenti parti dell’attuale dialetto. Tuttavia, quando Napoli diventa colonia dell’Impero romano, a partire dal 300 a.C., il napoletano subì le influenze della lingua latina, soprattutto di quella volgare. Proprio in questo periodo si diffusero le prime sfumature dialettali, che oggi persistono nei diversi luoghi della Campania e non solo.

In seguito, durante il Basso Medioevo, la lingua subì le influenze degli Svevi, degli Spagnoli e degli Angioini, che dominarono Napoli per molto tempo. Le prime testimonianze scritte della lingua napoletana risalgono al 960, quando venne redatto il placito di Capua, conosciuto anche come Placiti Campani, che vennero scritti con il volgare pugliese, una lingua parlata soprattutto in Campania all’epoca.

C’è però una data fondamentale nella storia della lingua napoletana che fa da spartiacque: il 1442. È in quest’anno infatti che il napoletano divenne la lingua ufficiale del Regno di Napoli. A stabilirlo fu il re Alfonso V d’Aragona, che lo sostituì in alcuni contesti con il latino. Nel 1501, però, i letterati locali dell’Accademia pontaniana sostituirono la lingua con il volgare toscano, la lingua più diffusa in Italia in quel periodo.

Sebbene la lingua napoletana dal XVIII secolo in poi andò in disuso a livello ufficiale, essa era ancora estremamente diffusa e dominante a livello popolare. Nemmeno l’Unità d’Italia del 1861 riuscì a sradicarla e ancora oggi è molto parlata.

La diffusione del napoletano

Il napoletano è una lingua molto diffusa non solo in Campania ma anche in alcune regioni limitrofe, come d’esempio Basilicata, Abruzzo, Molise, Calabria e Lazio meridionale. Si tratta di regioni all’interno delle quali si sono affermate delle sfumature del dialetto differenti, ma la cui origine risiede nella lingua napoletana originaria.

Il napoletano è anche una lingua molto parlata all’estero, dati anche i tanti emigranti sparsi nel resto del mondo.  Ad esempio è parlato regolarmente negli Stati Uniti, in Argentina, Brasile, Germania, Australia, Francia, Canada e Svizzera, per un totale di locutori stimato tra i 5,7 e 7,5 milioni.  Secondo altre stime invece la lingua è parlata addirittura da 11 milioni di persone, risultando essere quindi la 77esima più parlata al mondo, addirittura più di alcune lingue nazionali, come il bulgaro, lo svedese e il ceco. 

Lingua napoletana e Unesco

Da molti anni, circola la notizia secondo la quale il napoletano sia stato dichiarato lingua ufficiale e patrimonio mondiale dall’UNESCO. In realtà, si tratta di una falsa notizia. Infatti l’UNESCO non ha mai dichiarato ufficialmente la lingua napoletana come patrimonio dell’umanità. Ciò che invece ha riconosciuto l’organizzazione è il pericolo dell’estinzione del napoletano-calabrese, inserendolo all’interno dell’Atlante delle lingue del mondo che risultano vulnerabili. Questo non toglie nulla alla specialità e alla particolarità del napoletano, caratteristiche che lo rendono senza dubbio un’idioma con una struttura estremamente complessa e raffinata.

Il vocabolario dell’Accademia della Crusca sul napoletano 

Dopo anni di lavoro l’Accademia della Crusca ha elaborato un vocabolario del dialetto napoletano, consistente in 4 volumi e 3000 pagine. Il vocabolario è attualmente in commercio ed è la dimostrazione di come la lingua napoletana sia senza dubbio ancora oggi un’idioma da studiare e approfondire.

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