Le origini del babà napoletano

La storia dietro al dolce napoletano

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Il babà a Napoli è una vera e propria istituzione.  Rappresenta infatti uno dei simboli della città e non c’è napoletano che non abbia assaggiato questo dolce almeno una volta nella vita. Ma da dove nasce il babà? Quali sono le sue origini? Scopriamolo insieme.

La storia del babà napoletano

Contrariamente a quanto si possa pensare, il babà non nasce nel capoluogo campano ma all’estero. Infatti si ritiene che l’inventore del dolce tipico della tradizione napoletana sia stato il consuocero di Luigi IV re di Francia, ovvero Stanislas Leczynski. Egli fu re di Polonia durante la Grande Guerra del Nord e durante il vuoto di potere che si venne a creare dopo la morte di Augusto II di Sassonia. Personaggio molto acculturato e apprezzato dai suoi sudditi, Leczynski durante la sua vita girò per tutta Europa, conoscendo le grandi capitali del continente, come Roma, Vienna e Parigi.

Ma Leczynski amava particolarmente la cucina e in particolare la pasticceria. Durante l’esilio nel ducato di Lorena il re modificò uno dei dolci tipici dell’epoca in Polonia, il Kugelhupf. Si tratta di una ciambella lievitata di origine alsaziana nella quale vengono inserite uvetta e mandorle. Ancora oggi questo dolce è molto diffuso in molte parti d’Europa, tra cui Germania, Svizzera e Austria, dove è tradizione preparalo ogni natale.

Tuttavia, a Leczynski questo dolce non piaceva affatto, poiché lo riteneva troppo asciutto. Alcune fonti raccontano che, preso dall’ira, il re scaraventò il dolce colpendo una bottiglia di maidera. Il dolce si bagnò e Leczynski decise di assaggiarlo. Il re rimase estasiato per la sua bontà e rinominò il dolce Ali Babà.

Sarà Maria Leszczyńska a far incontrare il babà con il rum. Dopo aver sposato il re Luigi XV, la figlia di Stanislas Leczynski, portò con sé a Versailles il pasticciere del padre, Nicolas Storher. Sono questi gli anni in cui nelle corti francesi era di gran moda il rum giamaicano, che in poco tempo sostituì il maidera nella ricetta del babà. Una modifica però che non venne particolarmente apprezzata dal re Leczynski, il quale in una lettera a Voltaire si lamentò del nuovo sapore dato al dolce dal rum.

Da qui ad arrivare a Napoli però ce ne passa ancora di tempo e soprattutto di strada. Infatti il dolce si diffonde inizialmente soprattutto in Francia, in particolar modo a Parigi. Arriverà nella città partenopea solo nell’800, quando sotto il regno dei Borbone, la cucina napoletana si aprì alle altre tradizioni culinarie europee. In particolare la diffusione del dolce si deve soprattutto ai cosiddetti monzù, un termine napoletano che deriva dalla traduzione della parola francese Monsieur. Con questo appellativo venivano indicati gli chef francesi che univano la cultura culinaria francese con quella napoletana. Tra i più famosi si ricordano Monzù Peppino, Cunfettiello ‘e Baracco, Monzù Attolini e Monzù Gerardo Modugno.

Quando queste figure venivano invitati a prestare servizio presso le abitazioni della nobiltà partenopea, erano soliti portare con loro la ricetta del babà. Ma questi maestri apportarono alcune modifiche al dolce: aumentando i tempi di lievitazione dell’impasto, il babà assunse la forma del fungo e una consistenza molto più soffice.

Altre fonti storiche fanno invece risalire l’avvento del dolce a Napoli a Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI e sorella di Maria Carolina d’Austria, la quale portò in città numerose pietanze, tra cui, oltre al babà, anche la besciamella, il gratin.

Sta di fatto però che fu proprio in questi anni che il dolce divenne una vera prelibatezza che si diffuse per tutta la città, diventando una delle pietanze più popolari della cultura napoletana, che ancora oggi non può mancare sulle tavole di ogni famiglia partenopea.

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