Come gestire i rifiuti elettronici e ridurne il quantitativo

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Nell’era dell’Internet of Things, della realtà aumentata e dell’Intelligenza Artificiale, la tecnologia è divenuta il fulcro intorno al quale girano quasi tutte le attività del nostro quotidiano, dall’informazione alla pulizia della casa passando per l’illuminazione, il baby e pet care e l’arredamento.

Non è qualcosa su cui si può avere una univoca opinione: si tratta del progresso, del fatto di poter migliorare la qualità della propria vita e tutto questo può essere, ovviamente, considerato da diverse prospettive. È un cambiamento in itinere, però, che ci impone di acquisire nuove abitudini in modo da non auto-seppellirci sotto le carcasse dei nostri stessi dispositivi, man mano che li cambiamo.

L’allarme ONU

Stare al passo con le novità tech non è facile: costa denaro ma, soprattutto, costa rifiuti.

L’allarme è stato lanciato recentemente proprio dall’ONU, secondo il quale il mondo starebbe per essere travolto da “uno tsunami di rifiuti elettronici“. Pezzi di lavatrici, di computer da tavolo e notebook, di fusti vuoti in plastica e di cover per cellulare affollano i nostri bidoni di indifferenziato e le discariche abusive, anche perché c’è poca chiarezza su come conferire alcuni scarti “speciali”, i cosiddetti RAEE ((Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche). Scarti, tra l’altro, che secondo la stessa Organizzazione delle Nazioni Unite potrebbero valere, invece, ben 55 miliardi di euro se riciclati e reimmessi sul mercato in maniera ri-funzionalizzata.

Ma, se da un lato si ritiene fondamentale aumentare gli investimenti nelle infrastrutture deputate ad occuparsi dello smaltimento e della lavorazione di questi rifiuti (e la sicurezza dei relativi addetti, che esercitano la professione a contatto costante con esalazioni tossiche), dall’altro è necessario prendere coscienza del problema e rendersi conto che il primo vero cambio di direzione deve avvenire da noi, dai singoli cittadini.

Risparmiare denaro e salvaguardare la salute

Molto spesso, la verità è che questi rifiuti “particolari” vengono smaltiti in maniera errata – e pericolosa – soprattutto per mancanza di informazione.

Sono tanti, ad esempio, i vecchietti che vivono nei paeselli rurali, completamente disconnessi dal mondo esterno e da internet, che faticano ad ottenere dei “ragguagli” circa i cambiamenti da attuare e, soprattutto, sul perché attuarli. Cerchiamo, quindi, di essere noi giovani e meno giovani  l’anello di congiunzione della catena, per far sì che questo cambio di abitudini diventi sempre più “virale”!

Cosa c’è da sapere?

Innanzitutto, partiamo dagli oggetti di piccole dimensioni: quando si tratta di strumenti di meno di 25 centimetri di grandezza, ad esempio (come gli smartphone), bisogna cercare i punti di raccolta disseminati nel circondario; di solito, si tratta di punti vendita di apparecchi elettronici di almeno 400 metri quadri d’estensione, che offrano la possibilità di depositare il proprio usato senza alcun tipo di obbligo di acquisto (un po’ come succede, ad esempio, anche con le pile esauste, anche loro conferibili in cartolerie, supermercati ed altri piccoli e grandi store).

Anche le isole ecologiche sono deputate ad accettare rifiuti ingombranti ed elettronici e sono tantissime (circa 4mila in tutta Italia), per cui vale la pena informarsi sulle varie ubicazioni e sui relativi orari osservati.

Infine, per la questione elettrodomestici – decisamente meno agevoli da trasportare – esistono due possibilità:

  • il ritiro gratuito da parte degli addetti incaricati di sostituirli al momento della consegna dei nuovi dispositivi;
  • il servizio gratuito di ritiro ingombranti previsto dal proprio Comune di residenza che, in genere, si rende disponibile alla raccolta in loco, dinanzi al proprio palazzo o alla propria casa, previa prenotazione ed identificazione attraverso un codice fornito al momento della telefonata.

In questo modo si sarà sicuri che il proprio usato verrà smaltito nella maniera corretta, senza affidarsi ad improvvisati svuota-cantinole che non offrono alcun tipo di garanzia in questo senso.

Ma c’è ancora di più.

Spesso, gli elettrodomestici o i dispositivi di cui ci disfiamo sono ancora funzionanti o potrebbero essere facilmente riparati o smontati per ottenerne pezzi di ricambio. Un’opzione che vale la pena valutare per racimolare qualche spicciolo attraverso la vendita dell’usato o, addirittura, per risparmiare una quantità sostanziosa di denaro evitando costosi acquisti di sostituti che, in fondo, non sarebbero ancora per niente necessari.

Il consiglio, quindi, è sempre di chiedere una consulenza specializzata, prima di aprire il portafoglio: in caso di piccoli guasti, malfunzionamenti o problemi, un team di esperti in assistenza e riparazioni elettrodomestici può compiere miracoli, in poco tempo e al minimo della spesa!

Insomma, mantenere il pianeta pulito, alla fine, conviene sempre!

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