Napoli città di superstizione e magia

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Napoli è la metropoli esoterica d’Europa dove luoghi magici, miracoli e sogni sono il simbolo per scacciare le negatività.

Già in epoca romana la  nostra terra riconduceva a storie mitologiche e suggestive, con la presenza di luoghi carichi di energia e suggestione come la la Solfatara, l’Antro della Sibilla a Cuma e lo stesso Vesuvio.Durante l’intera durata della dominazione romana, Napoli ha conservato il proprio legame con la superstizione istituzionalizzando pratiche magiche che ancora oggi vengono largamente usate. Così gli spiriti dei defunti sono stati associati ai santi, il male è scongiurato o allontanato con frasi, gesti e parole.

Il concetto di superstizione è molto diffuso nella mentalità napoletana; ciondoli portafortuna sono diffusi almeno quanto i crocifissi e lo stesso napoletano che si fa il segno della croce quando passa davanti a una chiesa farà anche il gesto delle corna per allontanare il malocchio e la sfortuna.

E’ proprio su quest’ultimo che ci vogliamo soffermare e vedere quanto influisce la superstizione sulla vita dei napoletani.Il malocchio a Napoli viene chiamato “jettatura”, dal verbo “gettare”, riferito appunto all’idea che una persona invidiosa emanando energia negativa attraverso lo sguardo “lanci” qualcosa sul malcapitato.

I napoletani credono con particolare fervore al malocchio , conosciuto anche come “l’uocchie”.
Da sempre si crede dunque al potere dello sguardo capace di effetti negativi che vanno dal classico mal di testa procurato a più gravi danni materiali o spirituali. Ma il male può essere lanciato anche involontariamente.

Quali sono i rimedi contro il malocchio?

Per neutralizzare il malocchio, i napoletani usano diversi amuleti o svolgono determinati riti.

L’amuleto più diffuso è il corno, di colore rosso, si ritiene dotato di poteri perché rappresenta il toro e la sua potenza sessuale, poi ci sono: il ferro di cavallo,  un piccolo fazzoletto cucito con una croce e diversi elementi magici che proteggono dall’invidia altrui che ogni napoletano conserva dal giorno del battesimo

C’è poi un altro modo tradizionale, o meglio una persona, seppur sempre più rara, per respingere il malocchio: “o’ scartellat” (il gobbo).
E’ un signore anziano che brucia incenso nei quartieri più vecchi della città, liberando così le vie dagli influssi maligni e che porta la fortuna e la serenità. Il nome “gobbo” perché un tempo questo compito spettava a persone che avevano la gobba; ed infatti toccare la gobba porta fortuna, come pure pestare escrementi di cane e venire spruzzati accidentalmente dal vino.

Il rito dell’olio contro il malocchio

Il rito più diffuso a Napoli è quello dell’olio. Si pratica di sera. Si riempie un piatto fondo con acqua che viene usato per segnare tre volte la fronte del richiedente con il segno della croce o toccando i bordi del piatto sempre a formare una croce.Si tocca in alto, in basso, a destra e a sinistra mentre con la mano si disegnano idealmente tre croci sulla fronte del paziente.

La fattucchiera pronuncia la formula, una preghiera misteriosa. Nel piatto con l’acqua vengono versate tre gocce d’olio. Se si spandono, c’è il malocchio; se l’olio scompare, il malocchio è troppo forte per essere eliminato; se l’olio si allarga poco il malocchio è stato appena “jettato”. Se l’olio non muta e resta a galla non si tratta di malocchio. Se le gocce sono piccole e concentriche la jettatrice è donna, se le gocce sono piene e disordinate il malocchio è opera maschile. Se il malocchio viene riscontrato l’acqua viene gettata in un posto dove la persona non dovrà mai poggiare piede o sguardo.

A questo punto la guaritrice ripete l’operazione delle tre croci sulla fronte e prega. Poi recita la famosa formula “Aglie, fravaglie e fattura ca nun quaglie, ‘uocchie, maluocchie e frutticiell rind’ all’uocchie, corna, bicorna e la sfortuna nun ritorna, sciò sciò, ciucciuè!!!”.

Il rito non può essere ripetuto più di tre volte. Se alla terza lettura gli occhi persistono, lo jettatore è davvero potente e c’è da preoccuparsi.

……e voi quanto siete superstiziosi?

1 Commento
  1. […] collettivo viene associato alla superstizione. L’espressione “toccare ferro” spesso e associata proprio a tale oggetto ma a che […]

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