Le certificazioni dei vini: un sigillo di garanzia enogastronomica

Quali sono le certificazioni importanti per un buon vino? Scopriamolo insieme.

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Il vino è un vero protagonista delle nostre tavole, non soltanto durante il corso dei grandi eventi, ma davvero nel quotidiano. E ciò perché ormai la cultura vinicola è infatti davvero tanto diffusa, al punto che annualmente vengono attribuiti dei premi speciali, come quelli del Gambero Rosso. Che si tratti di un bicchiere a pranzo o a cena, o a pranzo e cena, di un’uscita tra amici o di un festeggiamento in piena regola, il vino non può mancare nella cultura italiana e nemmeno in quella straniera.

E dietro un buon bicchiere di vino c’è una storia davvero lunga. E gli studi circa l’argomento lo confermano ampiamente da tempo. Un calice alcolico non è solo un insieme di odori e di sapori, ma è soprattutto un emblema di tutto ciò che c’è dentro e di tutto ciò che c’è dietro, rappresentato e comprovato dall’incredibilmente alto numero di certificazioni che una bottiglia di vino può avere.

IGP, DOP, DOC e DOCG, sono marchi incredibilmente importanti e largamente differenti tra essi, e questi ultimi confermano tutto ciò di cui è dotato questa bevanda tanto desiderata. Lo sanno bene gli intermediari commerciali, come i dettaglianti ed i cash and carry alimentari a Napoli. Ma oggi sappiamo davvero cosa rappresentano tutte queste sigle? Scopriamolo insieme.

I.G.P.

La certificazione I.G.P. sta per Indicazione Geografica Protetta.
Questa dicitura significa perciò che il vino che si sta per consumare è stato prodotto in un territorio protetto e quindi adeguato a questa produzione specifica.
Per ottenerla basta che anche una sola fase di produzione sia stata realizzata all’interno di un’area geografica stabilita dall’Ente.
E un territorio rientra tra queste aree specifiche quando ha un microclima particolare e quando gli artigiani impegnati nella realizzazione del bene utilizzano tecniche specifiche intrinsecamente legate alla zona nella quale si trovano e della quale rappresentano la storia.
L’I.G.P. sottolinea perciò la peculiarità del prodotto stesso, impossibile da trovare replicato in un posto differente da quello protetto.

D.O.P.

Un marchio D.O.P. è un marchio che sottende la Denominazione di Origine Protetta.
Per avere questa caratterizzazione, un vino deve distinguersi dagli altri per le caratteristiche strettamente legate al territorio nel quale è stato prodotto in ogni sua parte e in ogni sua fase. Partendo dalla materia prima, perciò, un elemento contrassegnato dalla Denominazione di Origine Protetta deve restare laddove è nato. La materia quindi viene lavorata, trasformata ed elaborata sempre nello stesso territorio, fino alla vendita.
La differenza rispetto alla denominazione I.G.P. sta perciò nella totalità della produzione.
L’I.G.P. si focalizza infatti su una sola fase di lavorazione, il D.O.P. invece nella sua interezza e totalità.

D.O.C.

Sebbene non rappresenti propriamente un marchio come gli altri, anche la dicitura D.O.C. ha la sua importanza, quando si parla di prodotti enogastronomici.
Si tratta, infatti, della Denominazione di Origine Controllata.
Per averla, un prodotto deve essere elaborato in un’area con certificazione di Indicazione Geografica Protetta da almeno 5 anni, la quale abbia almeno il 35% di rivendicazione viticola e la stessa percentuale della produzione ivi impegnata.
Per queste caratteristiche, perciò, oggi la denominazione D.O.C. rientra in quella della Denominazione di Origine Protetta.

D.O.C.G.

Il contrassegno D.O.C.G. significa Denominazione di Origine Controllata e Garantita.
Si tratta perciò di un marchio che sancisce il livello di qualità di un prodotto, in questo caso di un vino.
Si rifà quindi all’origine e all’alto livello del prodotto vinicolo, contrassegnandolo per far sì che non venga contraffatto o che un prodotto senza D.O.C.G. venga spacciato come possessore del marchio.
Un vino può ottenere questa dicitura soltanto dopo specifiche indagini organolettiche, chimiche, fisiche e sensoriali durante i vari step della produzione – a partire dalla raccolta fino all’imbottigliamento – che sanciscano il rispetto di tutti i numerosi requisiti che la legge prevede per la Denominazione di Origine Controllata e Garantita.

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